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Certificato parità di genere, Conflavoro: “Bene sgravi, ma sia determinata solo dal merito”

Il Ministero del Lavoro (decreto ministeriale del 20 ottobre) ha fissato i criteri e le modalità per l’esonero contributivo in favore delle aziende in possesso della certificazione di parità di genere. La misura è finanziata con 50 milioni di euro. 

Il provvedimento prevede altresì che, in attuazione dell’articolo 1 della legge n.234 del 3 dicembre 2021, ulteriori interventi finalizzati alla promozione della parità salariale di genere e della partecipazione delle donne al mercato del lavoro siano realizzati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) e in accordo con il Dipartimento per le Pari Opportunità che ne assicurerà la coerenza rispetto al Piano strategico nazionale per la parità di genere.

Decontribuzione con parità di genere

Le aziende che conseguiranno la certificazione sulla parità di genere vedranno riconosciuto:

  • uno sgravio sul versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, esclusi premi e contributi INAIL ;
  • sgravio pari all’1% dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per  il personale impiegato nel periodo di validità della certificazione con limite massimo di 50.000 euro annui. La soglia massima di esonero della contribuzione datoriale riferita al periodo di paga mensile è, pertanto, pari a 4.166,66 euro (€ 50.000,00/12).

Se le risorse stanziate non fossero sufficienti in relazione al numero di domande ammissibili, il beneficio riconosciuto sarà proporzionalmente ridotto.

La fruizione dell’esonero contributivo  è subordinata anche alle seguenti condizioni:

  • possesso del DURC;
  • assenza  provvedimenti di sospensione dei benefici contributivi adottati dall’Ispettorato nazionale del lavoro.

Certificazione parità di genere, i parametri valutati

Per ottenere questo documento bisogna rispettare i parametri minimi previsti dalla Prassi UNI/PdR, pubblicata il 16 marzo. Il documento prevede le seguenti aree specifiche a cui dare un punteggio: cultura e strategia; governance; processi HR; opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda; equità remunerativa per genere; tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

La domanda per l’esonero contributivo

 L’INPS, con una la recente circolare n. 137/2022 fornisce le istruzioni e le modalità di domanda per conseguire la certificazione di parità di genere. La domanda di decontribuzione si presenta all’INPS inserendo i seguenti elementi:

  • dati identificativi dell’azienda;
  • retribuzione media mensile stimata relativa al periodo di validità della certificazione di parità di genere;
  • aliquota datoriale media stimata relativa al periodo di validità della certificazione;
  • forza aziendale media stimata relativa al periodo di validità del certificato;
  • dichiarazione sostitutiva di essere in possesso della certificazione di parità di genere;
  • periodo di validità della certificazione di parità di genere.

È possibile inviare le domande fino al 15 febbraio. I datori di lavoro dovranno però aver ottenuto il certificato di parità di genere entro il 31 dicembre 2022.

Il commento dell’avv. Paola D’Agostino, consigliera dell’ufficio di presidenza Conflavoro PMI

“Noi crediamo ci sia necessità di una nuova cultura imprenditoriale, dove la parità di genere tra uomini e donne sia determinata solo dal merito – dichiara l’avv. D’Agostino -. Dove a parità di competenze c’è evidenza di parità di possibilità. Chiaramente, ben vengano tutte le misure economiche e di politiche attive dirette a sostenere le imprese nel raggiungere questi obiettivi, come la certificazione di parità voluta dal ministero del Lavoro. Altrettanto chiaramente, però, c’è bisogno di provvedimenti che abbiano una certa incisione, un certo vantaggio, possibilmente di natura strutturale, che velocizzino il processo di parità sulla base della meritocrazia”.

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